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Melpignano
Proviamo ad andare oltre la Notte della Taranta, per tracciare un profilo storico e culturale di Melpignano, piccolissimo ma significativo centro dell’entroterra salentino.Si perdono nella notte dei tempi le origini di Melpignano. La versione più diffusa, ma non avvalorata da alcun documento storico, vuole che a fondare il paese sia stato un soldato romano, Melpinio, da cui appunto prende il nome la città, il quale ebbe in premio, come compenso per i servigi prestati in guerra, questo appezzamento di terra. Dice la leggenda che Melpinio, che amava molto la vita nei campi, si dedicò subito a dissodare il terreno. Un giorno, mentre scavava, rinvenne un oggetto molto duro nascosto sotto la terra, e si accorse che era una pentola piena di monete d’oro. Mentre stava per prenderla, una vipera, sgusciata dal fondo della pentola, gli balzò innanzi pronta a morderlo ma Melpinio, con prontezza di riflessi, la afferrò e la uccise. Potette così impadronirsi dell’oro, che usò per le spese necessarie a coltivare la terra e a costruire le prime case. Il paese si ingrandì e divenne terra fertile e feconda. Melpinio, ormai anziano, decise di riportare la pentola, che riempì di monete d’oro, nel luogo in cui la aveva rinvenuta e di sotterrarla per sempre. Da allora molti tentarono di ritrovare la preziosa pentola, anche facendo scongiuri e invocando il diavolo, ma furono sempre costretti a desistere, atterriti dalle alte urla e dalle esalazioni e boati spaventosi che provenivano da quel luogo. Lo stemma civico di Melpignano raffigura un albero di pino posto sotto un favo di miele. Non sembra che il pino ed il miele abbiano alcuna attinenza con il paese, o almeno ne hanno, nella misura in cui anche tutti gli altri paesi del nostro Salento possono ospitare alberi di pino ed api. Tuttavia, questo stemma è raffigurato anche su altri edifici di questo importante centro ellenofono che è Melpignano: in particolare, quello incastonato nella facciata cinquecentesca della Chiesa Matrice, e quello che si trova su una parete del lato ovest dei portici della suggestiva Piazza San Giorgio. Al di sotto di esso, c’è una lastra in pietra con una iscrizione latina che ricorda il grande concittadino Niccolò Maiorano, grecista e vescovo di Molfetta, al quale si attribuisce il merito della realizzazione dei portici, indicati anche con il nome di Sedile. Il vescovo Maiorano, uno dei più grandi bibliofili del Rinascimento, nacque proprio a Melpignano da un prete di rito greco e copista; prete e copista egli stesso, fu il più eminente cultore delle lettere greche che, in questa zona, trovavano massima fioritura grazie al clero greco, cui era riservata l’officiatura liturgica, e agli scrittori autori di quei Codici che, alienati nel Seicento, fanno oggi parte della dotazione della Biblioteca Ambrosiana di Milano. Il Maiorano venne chiamato a Roma e divenne direttore della famosa Biblioteca Vaticana, dove si accorse che la grande struttura affidatagli era priva dei classici greci che con grande perizia venivano ricopiati nel suo paese. Così acquistò tutte le opere classiche che poteva sul mercato salentino, e fu questo un intervento provvidenziale perché, da li a pochi decenni, ci sarebbe stata nel Salento la completa decadenza del rito greco e di conseguenza la scomparsa della preziosa attività dei copisti. Il mausoleo del Maiorano, situato nella Chiesa parrocchiale di Melpignano, purtroppo fu distrutto da vandali nel 1790. Questo ed altro ci racconta la storia di Melpignano, che, proprio in occasione di un grande avvenimento multiculturale come il Festival della Taranta, sarebbe bello riscoprire. Testi di: Paolo VincentiSuperficie: -
Abitanti: -
Denominazione abitanti: melpignanesi
Cap: 73020 -
Prefisso: 0836 -
Altitudine:
Web :
Codice Catasto: - Codice comune: F117 - Codice Istat: 75045
Municipio : -
Polizia Municipale:
Pronto Soccorso: -
Ufficio Postale: -
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